domenica 31 agosto 2014

Di future mamme e future spose


Questo interminabile agosto alla fine è terminato con un finesettimana leggero leggero. C'era l'addio al nubilato dell'amica con cui ho diviso i primi anni di università e un monolocale di 26 metri quadrati a due passi dalla Senna prima che lei finisse a fare la cooperante in Africa e io la giornalista a Milano, e come potevo mancare? Ecco quindi una giornata di relax estremo in una piscina tra i tetti di Roma e una serata di fuoco in un localaccio messicano a Testaccio. Per me la notte è finita presto, poco dopo mezzanotte ero a letto, ma è bastata qualche ora tra amiche per farmi perdere il senso del tempo.

Chiacchierando a cena - Come mai conosci così bene Milano?
- Ci ho vissuto quattro anni ed è nato lì vicino il mio ragazzo.
Tutte a ridere: - Il tuo ragazzo? E che è, il tuo fidanzatino? Certo, e poi hai vent'anni e negli ultimi mesi hai solo messo su qualche chilo…
Non pensavo sarebbe stato così facile dimenticare di essere "diventata grande".


ps A proposito di "diventare grandi" oggi è il compleanno della mia cugina-gemella, siamo inseparabili e facciamo a capocciate da quando è nata, quattro mesi esatti dopo di me. Per festeggiarla abbiamo continuato a stare insieme con una domenica di chiacchiere e caffè. Ho scoperto che non conosceva alcune belle righe sui trentenni di Oriana Fallaci (del 1965, prima che rincitrullisse) e così gliele ho dedicate:

Sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent’anni!
Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi.
Siamo un campo di grano maturo, a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna.




venerdì 29 agosto 2014

7 usi non convenzionali del pancione




Pesa, ingombra, schiaccia vescica e organi interni che nemmeno sapevi di avere, ma un pancione di notevoli dimensioni si presta a diversi impieghi utili e interessanti. Ecco i primi che mi vendono in mente:

Cuscino - Anche prima della gravidanza la mia pancia era stata sperimentata in questa funzione, in particolare da mia sorella quando eravamo piccole e aveva gli incubi. Lei, per stare più comoda, ci metteva sopra il suo cuscino prima di poggiare la testa. Ora non è più necessario.

Saltacode - Non funziona sempre e bisogna evitare di esagerare. Per esempio, a una festa del rugby sono andata talmente tante volte a prendere la birra per i miei amici che alla fine il barista ha sbottato: "Ma possibile che fanno venire sempre te! Va' che, se bevi tutta quella birra, il bambino lo anneghi". Ovviamente non era per me. Alla stessa festa mi sono beccata anche un: "Panzona e astemia, meno male che sei incinta, altrimenti saresti la ragazza con cui non uscire mai. Passi cicciotta, ma che neppure beve, no!".

Ariete - Soprattutto ai concerti, ma anche ai saldi, al mercato, alle conferenze stampa, dovunque è necessario farsi strada con un po' di decisione. Panza in fuori e passo marziale, e sei semplicemente inarrestabile.

Ammorbidente - Anche il più duro dei capotreni o degli operatori degli aeroporti si intenerisce di fronte a una quasi-mamma che sta cercando di raggiungere il semi-papà dall'altra parte d'Italia. Anche se ha un bagaglio di troppo o il biglietto sbagliato. È un po' il principio di quel film, Io sto con la sposa in cui, con la scusa di far parte di un (finto) corteo nuziale, cinque profughi palestinesi e siriani riescono ad attraversale l'Europa dall'Italia alla Svezia per chiedere asilo politico. Quale poliziotto di frontiera chiederebbe mai i documenti a una sposa?

Vassoio - È impossibile non macchiarsi di cibo, penne, colori e chi più ne ha più ne metta a causa della distanza innaturale che la panza impone di tenere dai tavoli, ma se ci si rassegna a stare sdraiati il pancione diventa un comodo appoggiatutto: brevettato in particolare per pc, libri e riviste, può rivelarsi utile (con un po' di pratica) anche per le coppe di frutta o di gelato.

Salvagente - Non so per quale motivo scientifico ma la panza galleggia tantissimo. Continua ad affiorare dall'acqua anche quando provi a stare in verticale. Potrebbe essere usata in caso di naufragio, come una specie di boa umana.

Scusa universale - Ritardatari cronici, una gravidanza è quello che fa per voi. Di fronte alle dimensioni da cetaceo, allo sguardo da triglia e al caratteristico passo da papera chi saprà tenervi il muso per qualche decina di minuti di attesa? Effetti collaterali: da non usare con amici, colleghi e parenti ansiosi, se non rispondete entro tre squilli del telefono già vi immaginano in pieno parto, bloccate nel traffico e con un tassista come ostetrica.


martedì 26 agosto 2014

Nono mese - punto stampa



Prende la parola Piccolé.

"Grazie a tutti di essere qui. Siamo a -1 dalla fine del campionato e siamo contenti di essere ancora in corsa per la vittoria. Sentiamo il peso di questa lunga stagione sulle nostre spalle e le condizioni del campo non ci aiutano ma siamo determinati a fare bene e a regalare belle emozioni ai nostri tifosi.

Colgo l'occasione per ringraziarli di non averci mai fatto mancare il loro supporto, questo fa veramente tanto, sono il nostro uomo in più. Soprattutto alla 33esima settimana, quando abbiamo rischiato di essere sbattuti fuori, averli al nostro fianco ha fatto davvero la differenza.

Voglio dedicare questo risultato al mio papà che non ha mai smesso di crederci. Mentre altri giocatori (vero, mamma?) hanno mostrato un disfattismo agghiacciante ed erano pronti ad arrendersi. Ora possiamo guardare avanti con ottimismo, consapevoli delle nostre capacità nello stretto e decisi a costruire tanto e bene. Daje forte".

sabato 23 agosto 2014

Ebola e pannolini



E' un po' che faccio la gradassa che non ha più paura del parto. Negli ultimi tempi in effetti sono così stanca della panza e di questo conto alla rovescia continuo che il terrore che accompagnava l'ora X è quasi scomparso (grazie anche a un libro anti-panico fricchettone 'La gioia del parto' di Ina May Gaskin). Era troppo bello per durare.

Oggi leggo il giornale e cosa ti scopro? Che l'Organizzazione mondiale della sanità ha chiesto all'Italia di occuparsi del trasporto e della cura dei malati di ebola fuori dall'area di crisi (e questa sarebbe anche una buona  notizia, per una volta un attestato di stima internazionale). Ma indovinate un po' in quale ospedale sarebbero portati tutti i malati? Esatto! Proprio dove nascerà Piccolé. Tanto valeva passare le vacanze in Nigeria anziché a Ladispoli. Ora mi dico: andrà tutto bene, se li manderanno qui vuol dire che sanno come fare per gestire l'epidemia e le attività normali come i parti. Vero che lo sanno?

ps Qualche settimana fa fuori dall'ospedale è comparso lo striscione nella foto. I Dangefò giurano di non entrarci niente, ma io non ne sono mica tanto sicura...


martedì 19 agosto 2014

Deja vu



C'è stata un'altra estate simile, nel 1953.
- Sai che nonno viveva già a Torino quando è nata mamma? Ero incinta e ho preferito rimanere a Roma per partorire. Lo abbiamo chiamato quando iniziava il travaglio e lui ha guidato tutta la notte. Quando è arrivato era mattina e la bambina era già nata. Ho partorito sul tavolo della cucina dei miei, con un'ostetrica, poi mi hanno portato a letto in braccio. Ho traslocato al Nord pochi mesi dopo, appena abbiamo battezzato la piccola. Avevamo una casa austera e cupa, faceva freddo, non è stato facile -.
Nonna continuava a chiedermi se mi sarei trasferita di nuovo al Nord con Piccolé, poi ha iniziato a raccontare.

Ps Nonostante la decisione di provare a vivere a Roma, sembra più difficile del previsto per A. stabilirsi qui in modo relativamente stabile. È ripartito di nuovo, tornerà quando sarò al nono mese inoltrato. Meno male che adesso c'è il Frecciarossa e può essere a Roma in tre ore (non si offendano i No Tav ma io amo l'Alta velocità, mi ha cambiato la vita). Credo che anche nell'ipotesi di un travaglio super flash farà in tempo ad arrivare per la nascita di Piccolé.

venerdì 15 agosto 2014

Dopo l'Apocalisse


La Panza cresce in una Roma deserta e infuocata dove diventa un'avventura qualsiasi incombenza. Ieri pomeriggio, per esempio, è stato dedicato alla missione: spedire una lettera. I francobolli sembravano estinti da secoli, a sentire l'unico tabaccaio ancora aperto.

Ho l'impressione di vivere in uno di quei film post apocalittici in cui, dopo un'invasione aliena o un disastro naturale, sono sopravvissute poche decine di umani che vanno avanti nascondendosi alla luce del sole. Dopo giorni, ho individuato il ritrovo della resistenza degli uomini: villa Pamphili dalle sette di sera in poi, quando le ombre si allungano e offrono protezione contro il solleone.

Gli ultimi esemplari della specie umana vengono qui, e si allenano o meditano salutando il tramonto in posizioni yoga. Corrono quasi tutti, mentre l'aria si fa meno incandescente: adolescenti brufolosi, pensionati con i cani, maniaci del fitness, bonazze. Forse si preparano alla battaglia finale.

Corre anche A., che ha ripreso gli allenamenti per cercare da settembre una squadra da rugby nella Capitale (è forse la prova più tangibile della sua determinazione a trasferirsi qui). Io e Piccolé facciamo del nostro meglio, ma correre adesso è impossibile, passeggiamo su e giù per le collinette, tentando di nascondere il fiatone e di non farci attaccare dalle tartarughe mannare*.  Se mai arriverà un'astronave a salvarci dobbiamo conquistarci il nostro posto a bordo.



* A proposito di tartarughe carnivore, non ne ho mai viste di aggressive e violente come quelle di questo parco, sbranano anatre e cigni, sarà un altro segnale dell'Apocalisse?

Ps Astronave o non astronave, noi ce ne andiamo in campagna fino a domenica. Buon ferragosto a tutti!

mercoledì 13 agosto 2014

Memorie dalla Panza




Sostiene Piccolé: "Ce n'è voluto di tempo ma ormai l'hai capito anche te:

Mi piace ballare tutta la notte e poi ronfare fino all'ora di pranzo.
Mi piace il mare e fare il bagno.
Mi piacciono la cioccolata, la mozzarella e il cocomero.
Mi piace la signora del forno che mi regala i biscotti.
Mi piace camminare per ore.
Mi piace papà quando mette la faccia sulla panza o ride ad alta voce.
Mi piace il pugilato.
Mi piace Bob Marley (se non si può avere un po' di musica classica come dico io).
Mi piace la mucca, o sonaglio chiama-angeli che dir si voglia.
Mi piace la poltrona a righe.

Non mi piacciono i clacson, le teleconferenze, il traffico.
Non mi piacciono quelli che litigano.
Non mi piace l'odore dell'ammorbidente (invece la candeggina è "da sballo").
Non mi piace la stazione.
Non mi piace la vicina strillona.
Non mi piacciono i film lunghi e quelli che fanno paura.
Non mi piace fare shopping.
Non mi piacciono i Metallica (anche se papà dice che sto solo pogando).
Non mi piace la metropolitana.
Non mi piace stare seduta tranquilla.

Ci voleva tanto?"

lunedì 11 agosto 2014

Sul Litorale



I nordicissimi genitori di A. hanno preso una casetta al mare, vicino Roma, per prepararsi all'arrivo di Piccolé. Il risultato nell'insieme è più che soddisfacente, ma l'operazione ha presentato qualche imprevisto.

Una piccola prova è che, nonostante siano a meno di 30 chilometri dalla Capitale, ogni volta che parlano di una nuova amicizia salta fuori che è di Varese, di Milano o al massimo di Vicenza. Come abbiano fatto a trovare anche quaggiù un'enclave lombardo-veneta resta un mistero.

Il Nord gli manca e si vede da tanti piccoli dettagli, come il puré di patate che compare a tavola all'infuocata ora di pranzo (ad agosto) e il "saltimbocca alla romana" dopato da un'aggiunta di fontina e speck. Restano convinti, inoltre, che Solbiate Arno sia molto più fornita di Roma di cibo e generi di ristoro (per esempio il parmigiano se lo portano rigorosamente da casa ogni volta).

E, abituati ai villaggi sul Mar Rosso, si sono adeguati alla meglio allo stabilimento "vintage" con le sdraio scricchiolanti, la cedrata Tassoni e i regazzini coatti al biliardino (pare uscito da Poveri ma belli). Solo di fronte ai teppistelli più scatenati alzano uno sguardo preoccupato e domandano: Ma a Piccolé le lascerete fare così?


Ps. Intanto a Roma
Un passante fa ad A. - Nun è che c'hai un accento proprio de Caserta, da ndo vieni?
- Sono di Varese, ho sposato una romana.
- ...E te sei preso 'sta croce!
- Sa che non è il primo che me lo dice?
- È che noi romani semo stronzi, ma ce lo potemo dì sortanto noi.


Pps. A. legge il post e si indigna - Guarda che sul parmigiano c'hanno ragione loro! - Ecco, appunto.


sabato 9 agosto 2014

Casalinghe disperate, puffi secchioni e Tomb Raider



E all'improvviso quel momento è arrivato. Niente più lavoro, sono in ferie! È una liberazione, ma fa anche un po' paura. Tutto questo tempo libero e troppe domande su cosa succederà adesso. Anche perché l'inizio della "maternità" è stato movimentato da un falso allarme travaglio che mi ha immobilizzata a casa per due giorni. Tutta la mia solidarietà va a chi ha dovuto passare così gran parte della gravidanza.

Ora che mi sono rialzata e ho finito di lavare tutte le cose di Piccolé, montare la culla, organizzare fasciatoio e simili devo decidere che fare della mia vita (almeno nelle prossime sei settimane e mezzo). Intanto, per non saper né leggere né scrivere, ho fatto il corso di ginnastica preparto di Heidi Klum perché qualunque cosa mi riserverà il futuro sarebbe bello affrontarlo da figacciona. Poi mi sono messa a visualizzare le opzioni disponibili.


Imparo a cucire. È un vecchio sogno ma sono paziente e precisa come un grizzly.


Parto da sola anche se A. lavora, io me ne vado al mare.


Mi dò al bricolage e sistemo casa una volta per tutte.


Raggiungo amici in vacanza.


Inizio a studiare per il Concorsone (la solita secchiona).


Vado a Milano nella mia migliore interpretazione della mogliettina anni 50.


Mi trasferisco in campagna.


Tiro fuori la reflex e vado in cerca di avventure.


Rapisco A. e me lo porto lontano.


Entro in letargo.

ps Al momento l'ipotesi più accreditata è: le faccio tutte!


mercoledì 6 agosto 2014

Bandiera bianca



È che ci sono un po' di cose difficili all'ottavo mese di gravidanza, cose come: 
Dormire
Stare seduta
Stare in piedi
Stare sdraiata
Camminare
Guidare
Viaggiare
Mangiare
Concentrarsi
Fare l'amore

e io non so metterla in altri termini, mi sono stufata. 
Ecco quindi che mi arrendo e provo a stare più tranquilla.

Colgo al volo l'offerta del grande capo di andare in ferie una settimana prima di quando avevamo previsto. Per fortuna finora è un agosto soporifero lavorativamente parlando. Di solito, però, si passa da "Niente di nuovo sul fronte occidentale" a "Si salvi chi può" senza soluzione di continuità. Spero per chi è ancora arruolato che la bonaccia duri, quanto a me: ne riparliamo a febbraio. Sembra tra una vita.


Ps Tra le cose difficili c'è anche scrivere o pensare a cose che non riguardino Piccolé. Sembra essermi andato in pappa il cervello. Passerà? Ore 4.30 provo a tornare a dormire.

lunedì 4 agosto 2014

Valigie per l'estate




Va bene tutto ma le mutande a rete no. Ho preparato, a poco meno di due mesi dall'ora x, la borsa per l'ospedale. A quanto sembra sarà l'unica "valigia" dell'estate 2014, perché A. è incastrato a lavoro e io sono troppo tonda e pigra per aggregarmi alle vacanza di altri amici.

Poco grave, spero di recuperare presto grazie al primo viaggio con Piccolé. E poi c'è tanto da fare dall'inventario di tutte le cose per lei allo studio di incastri per sistemarla in casa (in cui finalmente si vede da luce dopo l'intervento dello zio-to-be architetto) fino al montaggio di culle e compagnia bella.

Ecco quindi che ho riletto il rito del bagaglio perfetto, parte essenziale di ogni inizio estate, in chiave "parto". Stavolta niente scarpe da trekking, ma
- tre camicie da notte adatte per allattare (e fin qui ci siamo), 
- quattro completini per Piccolé (ho rischiato di perdermi nel labirinto delle taglie perché ci sono tutine 0-1 mesi più grandi dei body 3 mesi e altre così mini che non ci entrerebbe nemmeno adesso), 
- asciugamani per me e per lei, 
- pannoloni post parto da film horror (sono più grandi e spessi di quelli per la bambina! Da aver paura di dissanguarsi) 
- e mutande a rete per contenerli (perché nessuno slip da donna sarebbe grande abbastanza). Ecco, è a questo punto che sono entrata nel panico.




Ps In uno slancio di grande generosità condivido i miei due siti preferiti su cosa portare in vacanza per evitare di viaggiare carichi come somari. Il primo, One bag è un po' estremo e spiega come poter andare dappertutto e per tutto il tempo del mondo con un solo bagaglio, quello "a mano". Il secondo invece, the Universal packing list suggerisce cosa portare a seconda di alcune caratteristiche del viaggio, dalla destinazione all'alloggio, dalla compagnia (anche bambini con meno di un anno e mezzo)  allo stile: con bagaglio mini, leggero, medio, pesante e da "ho con me degli sherpa". Indispensabile.