venerdì 30 maggio 2014

Google pensava che fossi un uomo (ora crede che abbia 40 anni)



All'inizio pensava che fossi un maschio, ora si è convinto che ho 40 anni. E' comunque un trauma ogni volta che vado a curiosare come Google mi ha schedata per i suoi annunci pubblicitari. Al tempo stesso è irresistibile ficcare il naso tra gli ingranaggi della Rete e scoprire gli errori di cui cade vittima.

Quando ho scoperto che era possibile vedere cosa la grande G pensa di te in base alle tue ricerche sul web (basta entrare nel proprio account, andare su Dashboard e poi su Impostazioni annunci), un paio d'anni fa, ho visto che sapeva che mi interesso di giornalismo ed economia, di fotografia e video, che parlo inglese e francese, che amo i viaggi, il cinema e la musica, che cerco ricette on line anche per bollire un uovo e perdo un sacco di tempo sui social network. Ne aveva dedotto che avevo 25-34 anni (giusto) e che ero un uomo (sbagliatissimo).

Ho reagito come faccio di solito quando qualcosa non mi va giù: mi sono offesa (lo so, non è il massimo, ma è più forte di me). Anche perché, ne ero sicura, doveva risultare a Google anche che avevo visto un sacco di gallery sulle star con la cellulite (o simili) e che ero dipendente da negozi di vestiti on line, comportamenti che non mi sembravano molto "virili". Guarda che scemo, pensavo, non crede che una donna possa occuparsi di economia. Quindi me la sono legata al dito.

L'altro giorno, parliamo di anni dopo, il discorso è saltato fuori con due mie amiche e sono tornata su Dashboard per fargli vedere l'Oltraggio di essere considerata un maschio dal più grande motore di ricerca. Sorpresa... Google aveva corretto il mio sesso da maschile a femminile, ma come nuovo sberleffo mi piazzava nella fascia di età 35-44 con quasi cinque anni di anticipo! Massimo screzio.

Ora, negli ultimi due anni sono successe giusto un paio di cose nella mia vita che possono averlo tratto in inganno: mi sono sposata e sono rimasta incinta (ma no? Scommetto che non ve ne eravate accorti). Ecco che ho consultato centinaia di siti con acconciature da sposa, vestiti bianchi e make up, prima, e poi mi sono tuffata a bomba in blog e siti sulla gravidanza. Ti interessi di bambini? Quindi sei "grande" avrà pensato quel genio di Google ed eccomi nella fascia di età sbagliata.

Al di là della mia permalosità patologica, credo che sia assurdo che la Rete, il massimo della tecnologia, si basi ancora su pregiudizi di genere e di età così forti. Sono stata tentata di vendicarmi cliccando su "Disattiva gli annunci Google basati sugli interessi sul web" e magari anche di cancellare la cronologia. Poi ho pensato a un'altra mossa: mi vado a vedere un bel po' di video dei One direction su Youtube e vediamo se riesco a convincerlo che sono giovanissima, una teenager. Google, a noi due, chi si prende gioco di chi? Muahahaha!




ps L'altro giorno, siccome sono molto matura, ho deciso di dimostrare a me stessa che non sembro una quarantenne andando all'università (dove avevo un incontro di lavoro) vestita come una studentessa. Mi sono specchiata nel vetro della portineria e all'inizio sono rimasta soddisfatta: coda di cavallo, orecchinoni, maglia a righe ma poi... Errore madornale! Avevo i giornali sotto al braccio. Mi hanno guardato come se fossi stata Matusalemme (e non avevo nemmeno preso il Sole24ore!).

mercoledì 28 maggio 2014

I 10 (folli) comandamenti della Madre Perfetta



Essere mamma non è una religione e Piccolé non è il mio unico dio. Lo scrivo con un po' di imbarazzo perché sto appena cominciando a conoscere la maternità e non so nulla di come sarà, per me, avere una bambina. Però mi guardo intorno e vedo tanti pronti a redarguirmi per ogni leggerezza e spensieratezza. 

Il dottor Cox, il mio ginecologo, sembra uno dei rari eretici, le sue indicazioni sono state: ascolta il tuo corpo e non lo forzare, siccome non hai avuto la toxo lava bene frutta e verdura e non mangiare carne e pesce crudi. Stop. Gli altri comandamenti che mi piovono addosso che demonizzano il prosciutto crudo, un goccio di vino o una notte di follie, mi ricordano tanto una fede integralista in cui i miei desideri e le mie aspirazioni contano meno di niente.

"Cambierà tutto" mi dicono duecento volte al giorno, e se io non volessi che proprio tutto cambiasse? È questo quello che mi spaventa di più della maternità e credo contribuisca al fatto che una ragazza su quattro in Italia non fa figliEssere una mamma porta enormi responsabilità verso il bambino, è chiaro, ma a volte mi sembra di essere entrata una setta per il solo fatto di aspettare un figlio.

Ecco i 10 comandamenti della setta della Madre Perfetta:
1 - Non avrai altro dio o altra priorità al di fuori del bambino,
2 - Non pronunciare invano sogni o progetti che non vedono nel bambino il loro centro.
3 - Ricorda di santificare l'allattamento al seno sempre, comunque, in ogni luogo e per anni, indipendentemente dalle tue esigenze di vita e di lavoro.
4 - Onora la Madre come apoteosi dell'istinto di maternità (se una non lo sente deve esserci in lei qualcosa di perverso).
5 - Non uccidere, l'aborto è il male assoluto.
6 - Non commettere "adulterio": il tuo corpo è a disposizione esclusiva del bambino.
7 - Non rubare tempo o spazio per te e le tue esigenze, se non a maggior gloria e benessere del pupo.
8 - Pronuncia (falsa?) testimonianza sulle gioie della maternità come bene assoluto.
9 - Non desiderare il figlio d'altri: se non piange, mangia e dorme è perché lo crescono meglio di te. 
10 - Desidera invece il passeggino, la culla, il fasciatoio del tuo prossimo... senza crescerai un bambino infelice.




Ps Sto leggendo un libro controverso ma interessantissimo sul conflitto negato tra essere donna ed essere madre (Le conflit, di Elisabeth Badinter, 2010). Mostra come un certo fondamentalismo nel promuovere una crescita dei bambini "secondo natura" sia un modo di confinare le donne a casa al loro ruolo di madri o a sensi di colpa infiniti. Non lo condivido fino in fondo, per esempio quando si scaglia contro gli eccessi dell'allattamento al seno, ma sicuramente inquadra alcuni aspetti del pensiero dominante a cui io non avevo fatto caso (ma la mia mamma femminista sì).

* Nella foto in alto: il murales di Mr.Klevra al Pigneto tributo a Pasolini per i 50 anni del Vangelo secondo Matteo

lunedì 26 maggio 2014

Di clacson e altri misteri



Guido poco e male. L'unica volta che ho avuto una macchina tutta mia (i miei mi avevano regalato la loro vecchia Twingo rossa) non ha fatto in tempo ad arrivare a Milano, dove vivevo. Infatti ho tamponato un motoscafo sull'Aurelia e abbiamo dovuto rottamarla. 

Il trauma del motoscafo (era su un carrello, fermo in coda dietro a una curva) ancora non è del tutto superato e contribuisce a non fare di me un asso del volante. Tra le caratteristiche della mia guida, c'è il fatto che non conosco l'uso del clacson. Se ho paura, sono arrabbiata, devo dire qualcosa: urlo. 
Chi conosce la potenza della mia voce deve ammettere che è una soluzione molto efficace (A. è convinto che stordirò Piccolé prima ancora di partorire). 

Questa mia attitudine strillona si integra bene nel traffico romano, caratterizzato da urlatori professionisti, molto meno in quello milanese, dove invece spopolano i virtuosi del clacson. Così guidare al Nord mi mette ansia perché basta una minima incertezza su quale strada prendere e partono gli strombazzamenti e, ancora il semaforo non è diventato verde, che già senti il primo stizzito Pééé. Da noi, invece, al massimo ti becchi un "Guarda che più verde de così nun diventa!" o un "I colori sò tre, scegline uno e partimo", per non citare espressioni più colorite. 

Un guidatore longobardo come A., al contrario, è poco a abituato a essere oggetto di urla e insulti. Così, le prime volte che era in macchina a Roma, ogni "A 'mbecille!" che si prendeva era una tragedia con tanto di inseguimenti e: "Hai detto imbécille a chi, néh?". Poi sono riuscita a convincerlo che gli insulti nel traffico non sono niente di personale e ha iniziato a soprassedere. Adesso si è abbastanza acclimatato a esternazioni vivaci, infrazioni e parcheggi sportivi, tanto che ogni volta che lo vedo guidare a Milano (o ancora peggio a Varese), ormai, ho paura che gli tolgano la patente.



sabato 24 maggio 2014

Forza cotoletta, abbasso pajata!




Le indicazioni sono chiare: venite, venite, venite, ma dovete tifare Asr Milano. 
Per la seconda volta in pochi anni la promozione in serie A della squadra di rugby di A. si decide a Roma. Ora, finché la partita è lontana, è facile raccogliere amici capitolini pronti a portare il loro supporto. 

Ma poi, rischiare di ritrovarsi sotto lo striscione "Forza cotoletta! Abbasso pajata" dalla parte "sbagliata" è sempre un trauma, quasi un tradimento della patria per i romani. L'ultima volta l'altra squadra, quella laziale, aveva però la scritta "Onore e gloria" con croci celtiche al posto delle O ed è diventato facile per tutti tifare "cotoletta" fino alla vittoria. Questi del Cus, invece, sembrano addirittura simpatici. 

Ragazzi, se ve la sentite, vi aspettiamo vestiti biancorosso allo stadio di Tor Di Quinto domenica 25 alle 15.30! Un trucchetto: se urlare Milano è proprio oltre le vostre forze, concentratevi su Asr, non suona familiare?




ps Volete sapere com'è andata a finire?
SERIE AAAAAAAAAAAAAAAA!
(e un coraggioso assembramento di tifosi romani, grazie! Grazie! Grazie!) 








giovedì 22 maggio 2014

Cose da donne: come neutralizzare Capitan America



Seienni al parco.
Lei: Io e G. ci siamo fidanzati. Ci siamo conosciuti ieri in ludoteca, abbiamo giocato insieme e rimesso a posto i giochi, poi lui mi ha preso la mano. Oggi gli ho chiesto se voleva mettersi con me, non ha risposto niente ma ha fatto "sì" con la testa. Ora siamo fidanzati.
Animatrice: E tu G, cosa mi racconti?
Lui (emozionatissimo): Ieri ho visto Cap'tan America!

Metti discoteche o simili al posto di ludoteche, baci e altro al posto di prendersi per mano e, soprattutto, partite al posto di Cap'tan America e avrai un'evoluzione dell'educazione sentimentale di maschi e femmine della specie umana. 

Come preparare Piccolé al fatto che, per qualche scherzo del destino, probabilmente non si innamorerà di un multitasking cavalluccio marino, che addirittura partorisce al posto della compagna, e nemmeno di un ingegnosissimo Piro Piro, un uccellino che si fa carico di gran parte del ménage familiare, ma di una specie di uomo delle caverne per cui l'apice del romanticismo rimarrà sempre "Wilma, dammi la clava"?

Meglio metterla in guardia dagli eccessi di sentimentalismo o dirle che, ben nascosto magari dietro a qualche selvaggio, il principe azzurro esiste anche per lei e sarà solo questione di civilizzarlo un po'?




ps Sono riuscita ad andare al corso preparto! Grande successo delle capacità organizzative dangefoiane contro la follia di mettere gli appuntamenti a metà settimana all'inizio del pomeriggio. Ci sono arrivata di corsa, in ritardo e trafelatissima (con il sospetto che solo a vedermi in quello stato avrebbero chiamato i servizi sociali) poi la psicologa ha iniziato a parlare con voce molto calma e mi sono quasi addormentata.

Tanti mondi uno accanto all'altro: c'è la hostess tedesca che partorirà a Francoforte e avrà l'ostetrica gratis a domicilio tutti i giorni della prima settimana dopo la nascita (invidia nerissima), c'è la fondamentalista cattolica "andrà tutto bene perché Dio è con noi", la giapponesina che racconta di strani riti per la scelta dei nomi, la maniaca del fitness e poi una ragazza madre ecuadoriana. 

Abbiamo parlato un po' di noi e dovevamo scrivere su un foglio dei termini per descrivere il nostro stato d'animo in gravidanza. Per le prime a intervenire era solo "gioia", "entusiasmo", "fiducia"… Tanto che io mi sentivo in colpa ad aver scelto anche parole come "dubbio", "paura" e "ansia". Ma possibile che sia l'unica che non vede tutto solo rosa e a cuoricini? Mi chiedevo, poi la ragazza ecuadoriana accanto a me ha iniziato a piangere e ho visto che sul suo foglio c'era scritto "tristezza", "timore", "ansia" e aveva aggiunto in un secondo momento, dopo l'intervento della fondamentalista, "gioia". 

Ha raccontato che è qui da sola, ha in Italia un vecchio zio e qualche amico, ma nessun compagno o parente più vicino, doveva essere dura per lei sentire tutte le testimonianze delle mamme da Mulino Bianco. Dopo le sue lacrime, c'è stata un po' più di sincerità sulle insicurezze che anche le donne alfa, da qualche parte, devono pur nascondere.

martedì 20 maggio 2014

Dovevo fare la poetessa


Quando sono stanca, in piedi per ore, sotto la pioggia, fuori da un ministero o solo stufa e arcistufa di aspettare la dichiarazione del barone di turno, mi torna in mente una scenetta di qualche tempo fa.

Sono a una rimpatriata di compagni di scuola e un'amica che non vedo da anni mi dice: - Ci avrei scommesso, non potevi fare nessun altro lavoro! -
In quel momento passa una mia antica passione, eterna e non ricambiata come solo certi amori di infanzia sanno essere, e mi fa:
- Perché, che lavoro fai, la poetessa?

Ecco, mi ripeto: dovevo fare la poetessa.

domenica 18 maggio 2014

Cugini in fuga ovvero Bring back our Ciccio



Mio cugino è a Berlino e la famiglia non parla d'altro. Si è laureato, ha messo da parte qualche soldo, ha detto che andava a fare un corso di inglese di un paio di settimane in Germania (il pensiero logico-razionale non è il nostro forte), ha messo tutta la sua camera in uno zainone ed è partito. 
Ora il mistero è: ma davvero starà via per un mesetto o non è forse diventato un "cervello in fuga" (espressione che a me fa sempre pensare a quel cartone con le galline)?

Fin da subito hanno iniziato ad accumularsi indizi che fanno pensare più a un espatrio in piena regola che a una vacanza, a partire dai messaggi nostalgici del fuggitivo sulla chat di famiglia, di solito dominio degli zii. 
Poi c'è stato il (molto) sofferto congedo dall'ultima partita della Roma. E la signora delle pulizie ha iniziato a sospirare "Povero Ciccio" e a guardarti con la faccia di chi la sa lunga se provi a rispondere che è via solo per qualche tempo, in vacanza, e che sta meglio di tutti noi. L'ultimo pezzo del puzzle sono stati i fruttivendoli del Bangladesh (nemici del celebre fruttarolo mummificato), che hanno gettato mia zia nel panico dicendole, dopo aver chiesto come stava il neo-crucco: "eh già! Mancherà tanto a tutti noi..."

A questo punto è partita la controffensiva dei Dangefò con campagne di sensibilizzazione su Facebook che a confronto "Bring back our girls" è uno scherzo (sono stati mobilitati anche Garcia e Mujica), cene luculliane postate sulla chat di famiglia dopo aver saputo che l'evaso stava maturando un'allergia a currywurst e kebab e foto di spiagge laziali, piedi nudi e ginocchia inviate per email e su ogni social network familiare
Nel frattempo, per iniziare a fare buon viso a cattivo gioco, sono ricominciati i racconti sulla bisnonna berlinese Erna e il fuggiasco è stato spedito in pellegrinaggio sotto al suo portone. Come a dire, resta pure lì, tanto mica ci scappi! 


ps Al di là dei sacrosanti desideri di emancipazione del cuginame, io devo dire una cosa: a Berlino non ci vivrei mai. Bello le biciclette, i concerti, i parchi, la vita poco cara, il senso civico, lo sguardo rivolto al futuro ma non è una città che mi emoziona. L'ultima volta che sono andata, un paio d'anni fa con A, quattro amici e un piccoletto di pochi mesi, ero l'unica che non ne subiva il fascino fino in fondo. Tutti gli altri (marmocchio escluso, forse) erano pronti a trasferirsi il giorno dopo. Sarò strana io?

venerdì 16 maggio 2014

Sorellonza



Tanti auguri piccoletta, 
che più correvo veloce, più mi stavi alle calcagna,
che eri felice di dormire insieme anche se io volevo e stravolevo una stanza tutta mia,
che eri troppo carina, troppo vezzosa, troppo vivace per una Sgrunt Sgaragrunt come me,
che solo io ti potevo menare,
che mi mancavi se restavo a casa con l'influenza (e ancora un po' mi manchi),
che mi tenevi sveglia con i tuoi problemi di cuore,
che mi ascoltavi leggere anche quando non sapevo leggere,
che eri diversissima da me ma ogni tanto ci scambiavano l'una per l'altra,
che lo fanno ancora oggi, anche se non mi rubi più i vestiti,
che mi correggi ogni frase che ti capita a tiro e o lasciato un errore apposta per farti dispetto,
che ti offendi perché scrivo poco di te,
che per quante piccolette potranno arrivare, sarai sempre la mia Gagulina.




mercoledì 14 maggio 2014

Mi si è ammalata la Fata Turchina



Mi si è ammalata la Fata Turchina, la dottoressa del consultorio, e la cosa mi ha gettato nello sconforto. È saltato infatti il primo incontro del corso preparto per cui avevo ritagliato a fatica un pomeriggio libero a lavoro.  Non so se la settimana prossima ce la farò e al consultorio sono stati molto chiari sul divieto di saltare la prima lezione. Lo spirito con cui ho affrontato questo imprevisto mi ha confermato per l'ennesima volta che non ho (ancora?) la stoffa della mamma acrobata. Sugli incastri panza-famiglia-lavoro finora ho dato il peggio di me. 

L'altroieri si sono trasferiti i genitori di A. vicino a Roma per l'estate e io ho lavorato fino a mezzanotte passata. Oggi è  compleanno di papà e rischio di fare il bis. La cosa ridicola è che (per fortuna) mi capita super raramente di fare così tardi, ma sempre nei momenti sbagliati.
Ora sono le sei di mattina, A. si è alzato per andare a lavoro e anche Piccolé ha deciso di fargli compagnia. Sono sveglissima e affamatissima, proprio oggi che devo stare digiuna per gli esami del sangue e la curva glicemica. 

Intanto, in vista dell'ecografia morfologica di domani, che è una specie di inventario di tutte le parti che fanno un bambino, continuo ad ascoltare "Le cose che abbiamo in comune" di Daniele Silvestri, quella che dice: "abbiamo due braccia, due mani, due gambe, due piedi, due orecchie ed un solo cervello, soltanto lo sguardo non è proprio uguale perché il mio è normale, ma il tuo è troppo bello".  È come un mio rito propiziatorio, soprattutto dove fa: "quando io dormo... tu dormi, quando io parlo... tu parli, quando io rido... tu ridi, quando io piango... tu ridi". È pura superstizione, ma non si sa mai: 
Piccolé, sei in ascolto?


Ps Oggi giornata di grandi risultati, almeno per le prime quattro ore. 
Traguardo numero uno: Ho superato la prova analisi del sangue da sola e senza un accenno di svenimento! Non mi hanno fatto la curva glicemica e ho scoperto che forse nei primi cinque mesi di gravidanza ho pagato più di quanto avrei dovuto, ma sono dettagli.

Traguardo numero due: Il blog ha superato 3000 visitatori e a me sembrano TANTISSIMI. Grazie a chi mi segue e a chi è capitato qui per caso, anche solo per un secondo.



domenica 11 maggio 2014

Inviata nel tempio del baby shopping


- Non ci andare è pericoloso!
- Ogni volta avevo attacchi di panico perché non avevamo abbastanza soldi.
- Sei troppo vulnerabile in questo momento per affrontarlo. Te ne pentirai.
Ovviamente ci sono andata, ascoltare i buoni consigli non è il mio forte. Consapevole dei rischi che correvo, sono entrata nel tempio dello shopping per bebè, dove organizzavano un incontro dedicato alle future mamme. Ovvero: tutto quello che potete comprare per compensare le vostre ansie sulla maternità.

La mia idea era semplice. Andare lì con tutto il mio senso critico, blocco e penna e raccontare quello che succede quando una decina di "ragazze indifese" finiscono in balia dei geni del marketing. 
L'operazione era ad alto rischio perché io sono tutto fuorché insensibile al fascino dello shopping, ma almeno avevo già fatto razzia dei prodotti fondamentali per neonati dalle mie amiche ed ero straconvinta che non sarebbe stato un passeggino ultimo modello da 1000 euro che avrebbe reso Piccolé un bambino felice. Ecco come è andata.

Sono arrivata e mi hanno regalato un cioccolatino e un ciondolo a forma di cuore per la mie prima Festa della mamma (a proposito, auguri alle mamme!) poi mi hanno indicato dov'era il bagno, e lì già li amavo.  Eravamo sei panzone a diversi livelli di tondità, un po' sperdute, sedute su delle seggiole in una stanzetta in fondo al negozio. Una commessa ha preso la parola, ci ha detto che eravamo lì per un momento di condivisione e ha chiesto a una di noi, la meno panzuta, di parlare della sua prima ecografia.

Racconto dell'emozione incredibile di sentire battere velocissimo il cuore del piccoletto, "uno dei giorni più belli della mia vita e di quella del papà", lacrimucce. "È sempre così", ha fatto la commessa. Io ho pensato alla mia prima eco (ricordate?): mi ero svegliata a Milano alle 4 e mezza, A. era rimasto al Nord, avevo così paura che mi ero fatta accompagnare da mamma e papà e non si vedeva niente, proprio nessun bambino. Poi è andato tutto bene, ma non è "sempre" uguale per tutti.

Dopo il momento di commozione generale, c'è stata una sfilza di: qualcuna di voi usa già la crema defatigante per le gambe? L'olio antismagliature? Il gel di preparazione per il seno? Il reggiseno premaman? La guaina salva-schiena? La fascia premaman? I pantaloni più adatti? Il cuscino speciale per l'auto? 
La panza più grande era pazzesca, ce li aveva tutti (secondo me era una comparsa a pagamento). "Brava, ne avrete bisogno", la incoraggiava la relatrice.

E poi i primi acquisti per il bambino dal "corredino minimo indispensabile" uno-tre mesi da 51-55 pezzi ("ma ve ne serviranno molti di più"), inclusivo di due "muffole antigraffio" che non sapevo nemmeno che cosa fossero (risposta: una specie di guantini assolutamente fondamentali). E, ancora, come privare il bebé di un mobile fasciatoio-vasca grande come tutto il nostro bagno? E perché il sistema modulare navicella-ovetto-passeggino più caro risulterà probabilmente il più indicato.

Ci sono stati anche degli aspetti utili come il librone, consultabile pure on line, con tutti i corsi preparto, i contatti e le caratteristiche degli ospedali e le loro richieste di vestiti per neonati. Oppure un opuscolo dedicato ai papà, un po' in stile famigliola felice anni 60, ma con alcune dritte carine su come inventare riti comuni con un poppante. 


Ps Alla fine sono uscita con un appuntamento alla prossima puntata, sull'allattamento e i primi mesi del bambino e… nessun acquisto! Non ne sono però molto fiera, la verità è che, vicino alla mia sedia, c'era uno stand con dei vestitini minuscoli e mi hanno letteralmente terrorizzato.

 Io, mi vergogno un po' ad ammetterlo, ma non ho mai amato avere a che fare con i neonati (vallo a spiegare alle amiche appena tornate dall'ospedale che no, non li vuoi tenere in braccio, ne riparliamo tra qualche mese).

Questi vestitini poi sembravano più per dei bambolotti che per dei bambini, piccolissimissimi. Ma che quando nasce è così piccolo? E se poi lo rompo? Pensavo, convinta di vederli extrasmall per una mia suggestione. Prima di uscire ho chiesto alla commessa: erano solo per i bimbi prematuri. Più in là c'erano quelli normali, sempre un po' spaventosi, ma non così tanto da mandarmi nel panico.


venerdì 9 maggio 2014

Paste, pasticconi e pasticci


Impasticcata, dopata, sedata. Non ho mai preso così tante pillole come in gravidanza. C'è l'integratore di acido folico e vitamine e poi fermenti lattici, magnesio, lattulosio, cistoman. 

Così cerco di arginare svenimenti alla Rossella O' Hara in metropolitana o nel bel mezzo di un'intervista (erano una mia specialità) e tengo sotto controllo: 
la panza, che sembra posseduta, si gonfia-contrae-spinge-rumoreggia, 
la vescica, che mi manderebbe al bagno ogni 10 secondi 10, 
e pure Piccolé, convinta che l'ora migliore per aprire le danze siano le 5 di mattina (deve averglielo detto qualche amica spagnola).

Mi piacerebbe insubordinarmi ai miei pusher (oltre al dottor SuperPippo-Einstein, da A. ribattezzato doctor Cox, c'è adesso la Fata Turchina del consultorio) e buttare le medicine nella monnezza, ma non credo che riuscirei a fare tutto quello che devo se lasciassi il mio corpo libero di esprimersi. 

Mi piacerebbe una gravidanza più naturale e so che la ricetta migliore sarebbe non stare in piedi per ore fuori da un "imperdibile" incontro di industriali o a una manifestazione, non rincorrere gli autobus, mangiare bene e seduta, non sgraffignare un panino al volo da un buffet e dormire, dormire, dormire.
Ma tutto questo sembra decisamente fuori dalla mia portata. 
Avanti con il pieno di pillole, allora!

ps A. alla fine è tornato da Milano mercoledì e da allora è in coma. Lui è contrario a misurare la febbre, "vuol dire che ti sei arreso", ma da sotto uno strato di quattro coperte emana calore solo a guardarlo, ha gli occhi iniettati di sangue e muggisce. Sarà mica la mucca pazza? Mi sa che gli passo uno dei miei pasticconi e stanotte me ne vado a dormire sul divano.


mercoledì 7 maggio 2014

Alla festa "Viva me"


Tre amiche neomamme, tre nonmamme accoppiate, tre single. Così scortata non ho paura di niente e di nessuno. Quasi fuori tempo massimo ho deciso di festeggiare il mio compleanno con un'uscita al femminile. Qualche borbottio degli uomini rimasti a casa (o a Milano) e via! Solo una cenetta e un gelato, niente sabba per questa volta, ma tantissime parole e risate.

Ogni anno ho paura di non riconoscermi più nella mia festa, questa volta in particolare temevo che tra panze e nuove priorità mi sarebbe sembrato di essermi un po' "tradita". E' strano covare qualcun altro quando non sei sicuro di aver ancora capito bene chi sei tu. E invece ora mi sento più forte che mai, con la convinzione (forse sbagliata) che non si cambia mai così tanto.

E che regali! Ero terrorizzata da tutine e scaldabiberon. Insomma, è sempre la mia festa. E invece ecco "gioielli", tre paia di orecchini: uno in vetro soffiato da Venezia, uno Ottoman di argento e uno africano di legno. Follie alimentari dalla superba nutella di pistacchio a un buono per la gastronomia più golosa di Roma e rimedi per non pagarne la conseguenze: una lussuosissima crema antismagliature che a solo guardarla promette di trasformarti in Belen. Che dire, ragazze, grazie! Con voi mi sento invincibile.







lunedì 5 maggio 2014

Ho sposato un Orco, ma solo un pochino


C- Che cos'è un nuovo gioco 'non la chiamo mai'? Sono tre giorni che non ci sentiamo, non hai visto che ti cercavo?
A- Ho visto e ho pensato 'che brava!'. Ti ho mandato un whats up ("Ma se piccolé la chiamiamo Sara Bjork Dangefò?", ndr). Ti penso sempre, a te e a lei, però non chiamo mai (ride).
C- Volevo sapere com'è andata la partita di rugby...
A- Abbiamo perso ma ho giocato abbastanza bene, avevo voglia di "abbracciare" tanti dell'altra squadra!
C- Sei tutto intero?
A- Io sì, due di quelli che ho "abbracciato" un po' meno. Uno è dovuto uscire dal campo tenendosi le costole.
C- Hai fatto di nuovo l'Orco?
A- Solo un pochino.

A quanto pare, è riuscito a tornare a giocare con diverse ernie sulla schiena senza immediati e devastanti effetti collaterali, almeno per la SUA salute. 
Ma preoccupa che, all'improvviso, la sua fantasia malsana sembra essersi scatenata anche con i nomi femminili. Finora aveva dato il peggio di sé solo con quelli maschili: il suo preferito resta Hans Peter Dangefò. 

Ps Non temete, non si chiamerà "Sara Bjork Dangefò", che sarebbe poi l'equivalente musicale del "Francesco Totti Biascica" di Boris

Intanto, domenica sono andata a Ninfa, che è un'oretta a Sud di Roma, con degli amici. Diluviava ma, tra rose e rovine, sembrava di stare nel Giardino della Bella e la Bestia. Bello.






sabato 3 maggio 2014

Eppur si muove, anzi lei BALLA




La Piccoletta si muove. Era arrivata quasi alla 20esima settimana di gravidanza senza dare segni di vita, poi ho provato a mettermi tranquilla con un po' di musica e ad aspettare. Ed ecco un primo sfarfallio nella pancia, sarà mica lei? Resto sdraiata un altro un po' ed eccolo ancora e ancora, come un minuscolo sbattimento d'ali. E poi di nuovo. Voleva la musica e un pubblico attento, mica poteva esibirsi così, senza nessuno che la filasse!

Ora c'è un problema, io con la musica ho un rapporto strano: è sempre accesa, amo cantare e andare ai concerti, ma non è quasi mai una scelta "consapevole". Fin da quando ero piccola, sono stata trascinata da amici più appassionati di me e non ho veri e proprio gusti miei. Se mi piace una canzone, spesso non conosco il titolo, l'album e a volte nemmeno l'autore, non so nemmeno come sia finita nel mio computer.

Questo rende più facile la convivenza con A.  che, invece, è un talebano musicale e ammette rare insubordinazioni. Ne ricordo solo due: la prima quando ha preteso per un viaggio on the road di due settimane di ascoltare solo e soltanto l'album con gli scarti dei Pearl Jam (e ci sarà un motivo se tra centinaia di canzoni avevano deciso di non pubblicare proprio i Lost dogs) e la seconda dopo un mese di chiusa con l'ukulele (sempre colpa di Eddie Vedder, come ti sbagli). Ora che Piccolé mostra di apprezzare la musica e il papà è lontano, ho una preziosa occasione per godermela con lei. E farle ascoltare qualcosa che piace a noi due, prima che A. prenda il sopravvento.

A complicare le cose c'è che la miniballerina mostra una preferenza spiccata per la musica classica e io ne conosco pochissima. Non ci credevo a questa storia della musica classica che piace ai bebè e le ho fatto sentire un po' di tutto dai Clash a De André fino a Caparezza, ma da come si muove è evidente che i suoi gusti vanno in un'altra direzione. Per ora stiamo a ruota con lo Schiaccianoci, il Lago dei Cigni, la Carmen e il Flauto magico. Poi pensavo a Chopin, che altro le potrebbe piacere?

venerdì 2 maggio 2014

Ritorno all'Isola che non c'è


Strano primo maggio. A. non c'è, quasi tutti gli amici sono partiti per il ponte, io sono rimasta a casa… e ho dormito. Buona parte della mattina e del pomeriggio sono andati così, per una volta niente feste, cortei, concerti: solo letargo. E non sono neanche troppo pentita.

Mi sarebbe piaciuto partecipare al festival del giornalismo di Perugia, ma avevo solo un giorno (domani lavoro) e tanto sonno. Ho sognato Ischia però, dove siamo andati poco fa per il mio compleanno, e per un attimo è sembrato che quell'isola potesse cambiarci la vita.

A. si è innamorato infatti del neozelandese che ci ha ospitato nel suo ostello, una vecchia pensione tutta sgarrupata a picco sul mare, e l'ho visto traballare quando ha saputo che Schaun cercava qualcuno che lavorasse con lui per risistemarla e farla diventare "the best hostel in Europe". Unico requisito necessario per essere assunti: l'italianità, perché lui parla appena qualche parola della nostra lingua e ha decise difficoltà di relazione con i locals (in questo non so quanto l'accento bauscia di A. avrebbe potuto aiutarlo).

Ora, aprire un ostello è sempre stato un sogno per A. E quando ha conosciuto uno che:
a - lo aveva appena fatto,
b - era neozelandese (e quindi rugbista per nascita),
c - amava le piante, cercava semi rari per il suo giardino e
d - avrebbe voluto il nostro aiuto
non voleva più tornare a casa.

Tanto più che sull'isola abbiamo trovato giardini tra i più belli che abbiamo mai visto, cibo fantastico e siamo riusciti a fare il primo bagno della stagione ad aprile, grazie alle fonti termali che sfociano nell'acqua del mare. Non so come siamo risaliti sull'aliscafo per tornare a casa. Chissà come sarebbe cresciuta Piccolé laggiù tra il sole e il mare (come il Pescatore di Latte e suoi derivati!).


ps I tre giardini che ci hanno conquistato sono:
Ravino, un'oasi di piante grasse enormi e bizzarre, tra le quali si aggirano pavoni e conigli. C'è persino un albero preistorico australiano, della specie più antica ancora esistente, un pino Wollemi. Fino al '94 si riteneva estinto da 90 milioni di anni, come un dinosauro vegetale.


La Mortella, casa del compositore inglese William Walton e della moglie argentina Susana. Hanno creato qui, con il paesaggista Russell Page, un giardino vulcanico ispirato alle architetture moresche di Granada. Le piante crescono accompagnate dai concerti che si tengono nella tenuta.


Negombo, parco termale sul mare dove le vasche con le acque terapeutiche sono inserite in un orto botanico progettato da Ermanno Casasco come omaggio alla cultura dell'isola.