giovedì 27 febbraio 2014

Il Concorsone a crocette




Ricapitoliamo. Nelle prossime 31 settimane dovrei riuscire a:
- costruire un bambino (e già questo, di per sé, mi sembra impossibile)
- cambiare città (o farla cambiare ad A.)
- trovare casa (perché qui dentro in tre non ci entriamo nemmeno incastrati)
- e un nuovo lavoro (possibilmente con orari, qualche soldo e qualche diritto, così per dire).

Ed ecco che - taradadàan! - arriva il concorsone! Per la prima volta da quando lavoro (cinque anni o giù di lì) è uscita una selezione ampia che offre 100 (100!) impieghi veri con contratto, certezze, maternità, ferie. Tutti i millemila colleghi disoccupati e precari la tenteranno, i raccomandati saranno tanti e agguerriti, ma come rinunciare senza averci nemmeno provato?

Ho dimenticato qualcosa, mi sembra. Ah, già! Le prove saranno a fine anno, esattamente quando dovrei sfornare il Girino. E la prima sforbiciata sarà con un test A CROCETTE, il nemico assoluto dei due neuroni che mi ritrovo. Credo di non essere programmata per rispondere a domande di questo tipo nemmeno se fossero:

Di che colore era il cavallo bianco di Napoleone?
A Pezzato
B Bianco
C Crema
D Beige

Non so perché, vado completamente in tilt. Direi pezzato, secondo me era una domanda trabocchetto. Ma forse questa volta il potere del Girino sarà con me e insieme, vinceremo. Sempre che nessuno mi denunci prima per sfruttamente del lavoro minorile prenatale!



ps Il mio capo mi ha appena girato il link al Concorsone (cioè alla concorrenza, in altre parole). Ora quale sarà la giusta crocetta?
A Vuole liberarsi di me
B Pensa che ho le mie carte da giocare
C Mi odia
D Sta scherzando

lunedì 24 febbraio 2014

Se 600 km vi sembran pochi


Anni e anni di esperienza mi hanno convinta di una semplice verità: romani e milanesi lo fanno a posta a non capirsi. Penso al piccoletto che nascerà e già lo vedo districarsi non solo tra treni, aerei, ritardi, code e last minute ma anche con l'ostinata determinazione di chi lo circonda a non comprendere le sue richieste più semplici. Non saprei spiegare altrimenti tutta una serie di equivoci più che quotidiani che capitano a chi fa la spola tra le due città.

- Ormai è un classico la barista lumbard che ti porge un gelato quando le chiedi "Cappuccino e cornetto per favore", dimenticando tra i fumi del sonno che dovresti ordinare una raffinatissima "brioche".
- Ma c'è anche l'autista capitolino che, alla richiesta "Dove ferma la 90?", risponde schifato "E che è?" perché i nomi degli autobus (affettuosamente "auti") sono sempre al maschile a Roma, a Milano un po' e un po'.
- Analogamente, più a Nord, incontri la signora (dicesi "sciura") che ti dà le indicazioni per un negozio all'ingrosso se le chiedi "Dov'è la metro?". Avresti dovuto dire "il metrò".
- Poi come dimenticare il giornalaio romano che, se compri "Repubblica e il Corriere", ti porge convinto il Corriere dello Sport indipendentemente dal tuo sesso, età e abbigliamento?
- O il gelataio meneghino che non ti capisce se gli chiedi "una boccetta d'acqua" (dopo averti negato un bicchiere di quella del rubinetto e fatto pagare un extra per la panna montata).
- C'è anche il fornaio trasteverino che si rifiuta di venderti le frappe se le chiami "chiacchiere", la bomba alla crema se la chiami "krapfen" o la pizza bianca se la chiami "focaccia" (ma in questo ultimo caso, devo ammettere, gli dò ragione).
- E infine resta il grande mistero di cosa sia "la schiscetta"*.

Questi sono solo i primi esempi che mi sono venuti in mente, ma ogni giorno ne capitano di nuovi. Possibile che sia davvero così difficile capirsi?

ps Ho trovato un'offerta speciale, torno al Nord questo finesettimana.



* Dopo lunghe ricerche, ho scoperto che la famigerata schiscetta sarebbe il pranzo al sacco in un qualsiasi ufficio milanese. O almeno credo.

domenica 23 febbraio 2014

Di treni ed altre catastrofi


Vi prego, legatemi. Sono un disastro ambulante. Continuo a perdere appuntamenti, chiavi, occhiali, cellulare, macchina. Devo ammettere che anche di solito non sono proprio un portento di ordine e disciplina, ma da qualche settimana a questa parte (per la precisione otto e due giorni, direi) dò il peggio del peggio di me.

L'ultima che ho combinato è aver fatto finta di comprare il biglietto di A. per tornare a Milano questa sera, una specie di sabotaggio perfetto. L'ho prenotato on line ma poi ho dimenticato di pagarlo, così A. ha rischiato di rimanere bloccato nella Capitale. Ovviamente, perché una sfiga non viene mai da sola, doveva prendere l'ultimo treno della giornata e ce ne siamo accorti all'ultimissimo secondo.

L'unica alternativa per farlo arrivare a Milano in tempo per lavorare domani (ed esserci per una piccola operazione che deve fare suo padre) è stata il diabolico treno notturno, con posto a sedere in seconda classe. Lo conosciamo bene quel treno, è una specie di galleria degli orrori popolata di strani personaggi ostili alla luce. Una volta ci abbiamo incontrato Gollum (o il suo fratello gemello).

ps Per il resto il finesettimana è andato molto bene, siamo stati allo stadio a vedere il 6 Nazioni, Italia-Scozia. Abbiamo perso, come nel rugby siamo abbastanza abituati, ma vedere plotoni di uomini in gonnellino è sempre esilarante. Evviva i kilt e i polpacci pelosi!

mercoledì 19 febbraio 2014

Ma allora è vero


C'è un cuore che batte a 174 colpi al minuto dentro di me e non è il mio. C'è anche un testone e al momento poco più, ma stiamo lavorando per voi. Sembra ancora tutto così assurdo. Fuori intanto è caduto il governo e c'è da correre come non mai. Ho dovuto anticipare di un giorno l'ecografia perché domani sarò tutto il giorno al Quirinale. Il piccoletto, però, non sembra essersela presa e ha sfoggiato la sua posa migliore. La fascia di Miss o Mister Girino 2014 non gliela toglie nessuno.

domenica 16 febbraio 2014

Catalessi



Domenica. A. è ripartito stamattina per Milano. Io, tanto per cambiare, ho reagito con un'ostinata catalessi. Non mi sono svegliata per accompagnarlo in stazione alle 9. A fatica sono riuscita a raggiungere il pranzo con la nonna, e alle 4, appena tornata a casa, sono crollata. Sono riemersa dal coma solo con una telefonata del mio capo alle 7. Sembrava alquanto turbato dalla mia voce impastata, secondo me ha pensato che ero ubriaca. 

A mia discolpa posso dire che ieri abbiamo fatto tardi a una festa anni '30 (come si può evincere dalla foto). Il fichissimo compleanno di Rosa potrebbe lasciare altri strascichi oltre alla mia sonnolenza, A. si è innamorato delle bretelle e dice che non può più vivere senza. Ne ho timore.

ps Ieri sera ho compensato la quasi totale astinenza dall'alcol con un'overdose di fonduta al cioccolato, tre muffin e quattro fette di torta. Mi sa che al Girino avrebbe fatto meglio una doppia vodka.

Devo assolutamente trovare una strategia per resistere alla fame e al sonno. Spesso lavoro da casa e, se continuo così, rischio di trasformarmi in Ciccio, il nipote tonto di Nonna Papera, prima di arrivare alla fine del terzo mese.

lunedì 10 febbraio 2014

Sognando


Dormirei sempre e sogno più del solito. Sabato notte, dopo la giornata più brutta dell'anno (il giorno in cui, 10 anni fa, è morta una mia amica), ho fatto uno strano sogno. Una bella ragazza mora, che non riconoscevo, mi dava un bambino molto piccolo da allattare. Io lo avvicinavo al seno e lui si attaccava subito, ma dopo poco me lo portavano via perché stava male. A quel punto il piccolo diventava una zucca e mio papà (che è un medico) lo visitava affettandolo come un ananas. La zucca-bambino però non moriva. 

Mi sono svegliata molto agitata, poi ho pensato che la ragazza del sogno doveva per forza essere Sara. In questi giorni di grandi emozioni mi manca tantissimo. Vorrei raccontarle quello che mi succede e, al tempo stesso, la sua morte mi sembra la prova che le cose possono anche andare disperatamente male, così male che non c'è via d'uscita.

ps Ero un po' preoccupata perché A. non dava segno di volermi venire a trovare a Roma. Per trovare le offerte, di solito prendiamo i biglietti del treno con tantissimo anticipo, ma stavolta non avevamo in mano niente di niente. Poi, sabato mattina alle 8 è suonato il campanello. Ho maledetto i soliti venditori porta a porta e mi sono rigirata nel letto. Ha suonato una seconda volta e, borbottando, mi sono alzata. Ho guardato dallo spioncino e ho visto una grossa sagoma con un borsone (senza occhiali non vedo quasi niente). ''Di nuovo quelli della Folletto'', ho pensato. Con la mia voce più minacciosa ho intimato: ''CHI È?''. La sagoma si è messa a ridere. ''Tuo marito!'', ha risposto. Le cose possono anche andare disperatamente male, ma è molto meglio affrontarle in due.

venerdì 7 febbraio 2014

Cose molto pericolose



- Dottore, ho mangiato delle formiche vive, pensa che può far male?
- Ma… QUANTE ne ha mangiate?
- Due o tre, sapevano di sale e limone, pensa che può far male al bambino?
- Non credo, ma... perché le ha mangiate?!

Già, perché? Direi che "perché non sapevo di essere incinta" non è una scusa sufficiente. E' che ero in Amazzonia ecuadoregna, nella mia migliore interpretazione della Piccola Esploratrice in Luna di Miele. La guida ci aveva detto di imparare a riconoscere le formiche commestibili, nel caso ci fossimo persi nella giungla. E così… le ho assaggiate. Una per cominciare, ma era così piccola che non si sentiva niente, e così un altro paio. Non erano male. Ora mi sembra la conferma incontrovertibile e definitiva che sarò una madre degenere, anche perché nell'ultimo mese mi sono capitate diverse cose strane e pericolose:

- Ho camminato su tronchi sospesi su una laguna con piranha e caimani,
- Mi hanno punto insetti di ogni forma e dimensione,
- Ho fatto l'altalena tipo Tarzan su liane lunghe 20 metri,
- Ho bevuto viscidi intrugli di "frutta" non meglio identificata,
- E mangiato uno spiedino di larve alla griglia (grandi come albicocche),
- Ho preso una sfilza di medicine e vaccini che neanche alle Olimpiadi dell'ipocondria.

Ora continuo a domandarmi, ma perché l'ho fatto? Nel viaggio di nozze ci sono stati anche lunghi bagni nelle acque tropicali e passeggiate in spiaggia al tramonto, ma - come ti sbagli - allora non dovevo essere ancora incinta.

ps Ho rifatto il test per le Beta-Hcg, continuo a sfornare ormoni che neanche la Monsanto nei suoi tempi migliori. Incrociamo le dita.

martedì 4 febbraio 2014

Come siamo finiti qua


C'era un ostello a Parigi. C'era una ragazza di Roma che non sapeva dov'era Varese e un varesotto indignato. Tutto cominciò con un "Hi! Do you know what bed is free?".

Doveva essere una cotta di fine estate. Da allora ci siamo inseguiti per sei case in giro per il mondo da Solbiate Arno a Urbana Illinois, ripassando da Roma, Parigi, Milano (come neanche un negozio di scarpe alla moda). Non ci siamo lasciati mai (per più di sei ore). 

Abbiamo viaggiato come non avremmo nemmeno pensato (soprattutto in treno tra Roma e Milano) e abbiamo anche vissuto insieme per quattro anni, poi le nostre strade si sono allontanate di nuovo. Ora lottiamo per riavvicinarle. 

Intanto ci siamo sposati, a settembre, con una grande festa in un parco di Roma. C'era molta birra e un pallone da rugby, secondo me ci porteranno fortuna.

ps Ho fatto la prima visita - il dottore è un incrocio tra Einstein e SuperPippo - non si vede ancora l'embrione, ma sembra che proceda tutto bene. Devo rifare l'eco tra due settimane. Che palle!

lunedì 3 febbraio 2014

9 animali e superpoteri bestiali



In visita ad amici pluri-riprodotti, A. è riuscito a impilare, uno sull'altro fino a nove (9!) bitorzoluti animali tra cui un pappagallo, una mucca, un coniglio e un elefante. Forse, grazie a superpoteri come questi, ce la potremo fare. 

Oggi ho la prima visita, con un dottore che non ho mai visto prima. Sono sveglia dalle 4 e 27, ben un'ora e mezza prima della sveglia per prendere il treno che, alle 7.25, mi ha riportata a Roma da Milano. Abbiamo fatto coming out con i nonni paterni varesotti. Sembra che tutti tranne me sono convinti che andrà tutto bene. 

Io, forse perché la mia panza (ancora impercettibile) sembra dotata di vita propria, tira, pulsa e rumoreggia mentre faccio rutti degni di Barnie l'ubriacone dei Simpson, qualche dubbio ce l'ho. Mi sa che finisce che vado dal dottore scortata da mamma e papà. Alla faccia della maturità! A. è rimasto a Milano a lavorare, ancora non sappiamo quando mi raggiungerà.